In seguito alle trattative con i sindacati di categoria, l'Ilva di Cornigliano ha deciso di rinnovare per il terzo anno consecutivo i contratti di solidarietà (che verranno applicati a rotazione) aumentando il numero dei lavoratori coninvolti da 954 a 1.145, 190 in più.
Questo significa che ogni mese su 1.760 dipendenti ben 515 non saranno al lavoro, cioè 65 in più rispetto ad ora. L'azienda ha ribadito che l'aumento dei contratti di solidarietà è dovuto esclusivamente a motivi di natura congiunturale, ma ciononostante c'è grande preoccupazione per quanto sta accadendo a Taranto. È chiaro che le sorti di Cornigliano e Novi Ligure, dove si lavora con l'acciaio prodotto nella città dei due mari, sono strettamente legate a quelle della capograuppo. A prescindere dall'acciaieria tarantina, in base alle leggi vigenti i contratti di solidarietà non potranno comunque essere rinnovati nuovamente a Genova per un quarto anno.
"Se all'Ilva di Taranto la situazione assumesse toni esplosivi, sarebbe uno tzunami. Per ora, qui a Genova, non abbiamo riscontri negativi" riferisce a La Repubblica Francesco Grondona, segretario generale della Fiom Cgil di Genova. "Il lavoro c'è e il materiale sta arrivando regolarmente, anzi, paradossalmente, qualcosa più di prima. Sappiamo, però, che è un fatto contingente".
Relativamente ai problemi riscontrati da Ilva S.p.a. nella definizione di un piano di investimenti che incameri il placet dei magistrati, Grondona dice: "Qualsiasi bonifica ha bisogno di soldi e di tempo. Se i soldi messi in programma dall'azienda sono insufficienti, bisogna chiedere che ne vengano investiti di più, ma il tempo resta comunque un elemento dal quale non si può prescindere".