Tata Steel ha annunciato ai media britannici che taglierà circa 900 posti di lavoro nel Regno Unito, dei quali 584 nel Galles meridionale, 155 nello Yorkshire, 120 nelle Midlands Occidentali e 30 nel Teesside. L'azienda motiva la scelta con la necessità di incrementare la competitività delle attività nel Regno Unito cosicché garantiscano buone performance anche in un mercato in evoluzione.
La novità giunge in concomitanza con l'annuncio della riaccensione dell'altoforno n°4 a Port Talbot (Galles meridionale) nel primo trimestre 2013. La ricostruzione dell'impianto, compresa nel programma di investimenti da 250 milioni di sterline, consentirà anche di riaccendere il vicino treno nastri a caldo situato a Llanwern (Galles meridionale), messo in stand-by a dicembre dello scorso anno. La ripartenza comporterà la creazione di 120 nuovi posti di lavoro.
L'azienda comunica che 500 licenziamenti riguarderanno il management e posizioni amministrative all'interno del polo siderurgico di Port Talbot, similmente all'operazione condotta da Tata Steel Europe presso gli altri due hub. L'obiettivo è quello di concentrare tutta l'attività in sei centri di trasformazione e distribuzione che si gioverebbero di nuovi investimenti per 22 milioni di sterline ed anche di un incremento della forza lavoro, ma l'altra faccia della medaglia è la chiusura di ben 12 stabilimenti tra i quali quelli di Tafarnaubach e Cross Keys (entrambi in Galles). Prevista anche una riduzione dell'orario di lacoro a Rotherham e Hartlepool, dove l'attività verrà ridotta in linea con il calo della domanda di acciai lunghi e tubi per condotte.
Karl-Ulrich Köhler, CEO di Tata Steel Europe, ha commentato le scelte operate dalla sua azienda con la volontà di rafforzare la struttura societaria per prepararla alle peggiori condizioni economiche riscontrabili, sottolineando che l'azienda sarà vicina ai lavoratori colpiti dai licenziamenti ed alle loro famiglie.