In un'intervista rilasciata al ‘Sole 24 ore' il Cavalier Giovanni Arvedi, presidente dell'omonimo gruppo siderurgico con sede a Cremona, ha commentato gli ultimi investimenti del gruppo e si è mostrato ottimista per il futuro della siderurgia mondiale, con qualche riserva per quanto riguarda il mercato italiano.
Queste le parole del Cavalier Arvedi: "L'anno in corso sembra meglio dello scorso e gli esperti stimano il 2012 un anno in cui ci potrebbe essere, nel mondo, più consumo di acciaio di quanto se ne produca e quindi un periodo di prezzi stabili al rialzo". Ma, a giudizio dell'imprenditore cremonese, questo non è sufficiente in Italia, dove la ripresa stenta a decollare, ed il comparto dell'acciaio si attende qualche sforzo in più. "È un periodo difficile - continua Arvedi - ed è urgente intervenire", ad esempio con un "contributo in conto interesse alle imprese che investono nel nostro Paese" e con un "taglio significativo sugli oneri indiretti degli stipendi e dei salari per le imprese che fanno nuove assunzioni".
Il nuovo volto del gruppo Arvedi, che oggi dà oggi lavoro a 2.400 persone in cinque stabilimenti dislocati nel Nord Italia è frutto di un percorso a tappe: la svolta nel 2008 con il completamento del primo impianto al mondo "completamente continuo" per la produzione di nastri a caldo Esp (Endless strip production), in servizio dalla metà del 2009 e nato dalla collaborazione con Siemens Vai e costato 661 milioni di €.
Come già comunicato da SteelOrbis, di recente è divenuta operativa anche la cosiddetta Arvedi Nord, sempre a Cremona, comprendente nuovi impianti di decapaggio, laminazione e zincatura, che verrà presto affiancata da una linea gemella. Un complesso dal potenziale straordinario, con una capacità produttiva annua di oltre 3 milioni di tonnellate annue di acciaio che fanno di Cremona il secondo polo siderurgico italiano. Oggi, con l'entrata in servizio delle nuove linee di finitura a freddo ribattezzate Ar-Cold, 1,4 milioni di tonnellate di capacità produttiva, ecco che viene raggiunto un altro primato con la realizzazione di un nastro d'acciaio largo oltre un metro e mezzo di soli 0,25 millimetri di spessore (cosa che fino ad oggi si considerava impossibile).
«Il nostro autentico valore aggiunto - conclude Giovanni Arvedi - non risiede solo negli spessori ultrasottili, ma nel fatto che otteniamo questi risultati in meno tempo, meno spazio e con costi e consumi minori, mentre ai nostri competitori servono molti passaggi aggiuntivi».
Con i nuovi impianti a regime Arvedi andrà a triplicare la produzione di acciaio ed incrementerà il fatturato del 140% rispetto al 2009. Anche in questi anni di crisi dove la siderurgia europea ha lavorato mediamente al 40-50% del proprio potenziale, il gruppo ha marciato al 100%, trovando anche nuovi clienti nel Medio Oriente che hanno assorbito un terzo della produzione di nastri sottili e dove si concentrano grandi investimenti. Sia per l'anno in corso che per il 2012 le prospettive di crescita più significative sono legate all'Asia, ai Paesi Bric e del Nord Africa, ma anche l'Europa continuerà ad essere molto importante.