Nel corso della conference "La sostenibilità economica del settore siderurgico europeo", tenutasi in occasione del 1° Assofermet Day & SteelOrbis Conference dello scorso 15 novembre, sono intervenuti Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai, Tommaso Sandrini, Vice Presidente di Assofermet, Georges Kirps, Managing Director di Eurometal, e Ugo Miretti della Commissione Europea. La tavola rotonda, che ha concluso la lunga giornata organizzata da Assofermet e SteelOrbis, è stata coordinata dall'economista e professore universitario Giulio Sapelli.
Secondo Gozzi, il manifatturiero, e con esso la siderurgia, rischia di sparire per colpa dell'Unione Europea e della sua mediocre classe politica. Le difficoltà del settore, legate a sovrapproduzione, frammentazione, costi e aspra concorrenza nell'approvvigionamento della materia prima (rottame), riguardano non solo l'Italia ma tutta l'Europa. Ciononostante la stessa Europa a detta del Presidente di Federacciai non si è mostrata in grado in questi anni di offrire adeguate misure di accompagnamento sociale. "Nel settore siderurgico si sono persi più di 40.000 posti di lavoro negli ultimi 24 mesi e se ne perderanno altrettanti nei prossimi 24-36 mesi". Secondo il Presidente di Federacciai, "se le cose non cambieranno, vinceranno gli euroscettici". "L'acciaio sparirà dal Vecchio Continente" - ha rincarato Gozzi - e lo produrranno per noi gli Stati Uniti, che grazie allo shale gas abbatteranno il costo dell'energia elettrica riducendone del 25-33% il prezzo rispetto all'Europa". Gli stessi Stati Uniti, ha ricordato il leader di Federacciai, godono di manodopera flessibile e non devono fare i conti con le pressioni ambientali presenti in Europa. Ugo Miretti, in difesa dell'Unione Europea, ha dichiarato che, dopo aver creato un mercato europeo, ora si stanno facendo passi avanti e si stanno soddisfacendo sempre più le necessità dell'industria del continente. Ciononostante, i presenti sono stati unanimi nel ritenere che il tempo scarseggia e che "bisogna cambiare passo" quanto prima, pena la morte di vasti settori dell'industria europea. Secondo Tommaso Sandrini, dall'Europa non servono più incentivi o contributi, ma "poche regole chiare". Secondariamente, è necessario che "intraprendiamo misure di protezione anche nei nostri consumi", affiancando ad esse nuove indicazioni strategiche.