Il gruppo indiano Jindal Steel & Power Limited potrebbe risolvere il contratto del valore di 2,1 miliardi di dollari stipulato con il governo boliviano per l'estrazione di minerale ferroso dal giacimento El Mutun. Si tratta del più grande al mondo, con riserve di minerale ferroso di circa 40 miliardi di tonnellate. L'azienda ha inviato una lettera nella quale dà al governo sudamericano un ultimatum di 30 giorni per "adempire agli obblighi contrattuali non rispettati".
Già nel mese di maggio il progetto boliviano di Jindal sembrava a rischio: per la seconda volta il governo locale aveva incassato una fidejussione da 18 milioni di dollari (la prima nel 2010) perché era stata Jindal a non rispettare i termini contrattuali. Tutto è scaturito dalle richieste del gruppo indiano che chiedeva forniture di corrente elettrica certe ed infrastrutture adeguate all'attività mineraria ed all'export: non avendo ottenuto le garanzie necessarie dal governo boliviano, ha pesantemente rivisto i piani di investimento.
Sempre più problematico il rapporto tra i due partner nello sviluppo dell'enorme potenziale del giacimento El Mutun. Nel 2007 erano stati assegnati a Jindal Steel & Power Limited i diritti di estrazione per i successivi 40 anni a patto che il gruppo indiano investisse circa 2,1 miliardi di dollari nei successivi otto anni per la costruzione di uno stabilimento in grado di produrre 1,7 milioni di tonnellate di acciai lunghi l'anno, di un impianto DRI (direct reduced iron) da 6 milioni di tonnellate e di un impianto di pellettizzazione da 10 milioni di tonnellate annue.