Outlook sul mercato internazionale dei prodotti piani

giovedì, 13 novembre 2008 16:53:49 (GMT+3)   |  
       

Durante il convegno di presentazione della versione italiana di SteelOrbis, l’analista della sede turca Sinem Aliş è intervenuta su “Il mercato internazionale dei prodotti piani”. Nel discorso intitolato “Mappa globale dei prodotti piani”, Aliş ha inizialmente illustrato i dati mondiali della produzione e del consumo di acciaio grezzo: la Cina, con 489 milioni di tonnellate su un totale mondiale di 1.344 milioni, si attesta come il leader mondiale della produzione, passando da 127 milioni di tonnellate nel 2000 – fino al 2004 è stata il principale importatore mondiale – ai dati attuali. I paesi UE si classificano in seconda posizione con una produzione di 246 milioni di tonnellate. Anche per quanto riguarda i volumi di consumo la Cina conferma di non avere rivali, dati destinati ad aumentare ulteriormente in quanto l’economia cinese è tuttora in crescita e i quantitativi di consumo procapite sono ancora bassi se confrontati con le nazioni già economicamente sviluppate. In termini di domanda i prodotti piani hanno una quota del 53%, mentre i lunghi del 47% (dati 2006). La domanda globale è cresciuta dai 1.130 milioni di tonnellate del 2006 ai 1.202 del 2007, un’ascesa destinata a non arrestarsi: le previsioni parlano di una stima per il 2016 di 1.645 milioni di tonnellate, con un incremento, rispetto al 2006, del 45% (322 milioni di tonnellate di piani e 193 milioni di tonnellate di lunghi), maggiore nei paesi in via di sviluppo. I prodotti piani hanno registrato nel 2006 una produzione pari a 595 milioni di tonnellate, in crescita di 60 milioni rispetto all’anno precedente; ancora una volta è la Cina a farla da padrona, seguita da paesi UE, Nord America, India, Sud America e paesi CIS. Per quanto concerne la domanda, i prodotti piani fanno rilevare un incremento: secondo le previsioni, la domanda cinese dovrebbe crescere del 23% entro il 2010 e del 29% entro il 2015, mentre in Europa del 49% entro il 2010 e del 50% entro il 2015. Aliş ha continuato citando le previsioni relative al consumo e alla produzione di lamiera: le stime danno il consumo in crescita in Cina e India e, seppur in misura minore, in Europa, Medio Oriente e Africa, fino al raggiungimento, nel 2012, di 95 milioni di tonnellate. La produzione vivrà anch’essa un incremento significativo pari a 45 milioni di tonnellate. Sul fronte dell’esportazione mondiale di piani, il 2006 aveva segnato un totale di 99,3 milioni di tonnellate contro gli 84,7 del 2005. La Turchia, uno tra i più importanti importatori di piani, effettuerà con ogni probabilità nuovi investimenti e, di conseguenza, inizierà ad importare quantitativi inferiori. Niente paura, tuttavia: quando questo succederà la situazione di mercato sarà diversa rispetto all’attuale. Il commercio mondiale è destinato, in un modo o nell’altro, a continuare. La Cina, nuovamente campionessa, è il massimo esportatore mondiale di piani, soprattutto di laminati a caldo, che vende, tra gli altri, alla Corea del Sud, all’India e all’Italia. Di questi è noto come la Corea stia subendo pesantemente gli effetti della crisi finanziaria, fattore che potrebbe portare a una diminuzione delle importazioni, costringendo di conseguenza la Cina all’individuazione di nuove destinazioni per il suo output. In Europa gli assetti proprietari sono andati via via mutando, tanto che le previsioni indicano, entro il 2010, il 30% come minimo della produzione in mano ai dieci principali produttori. Fusioni e accorpamenti portano con sé maggior controllo sulla domanda e sull’offerta e la possibilità di creare un settore industriale più stabile e remunerativo, almeno in una situazione di mercato sana. Attualmente, tuttavia, non si può certo parlare di salute del mercato: l’accorpamento non è la risposta migliore alla crisi finanziaria globale, ma, a sua volta, la crisi potrebbe generare ulteriori accorpamenti. Dopo due decenni di declino la produzione europea è di nuovo in aumento, per quanto minimo a causa della crescita dei volumi di import con conseguente perdita di quote di mercato da parte delle società europee. Parlando dei prezzi Aliş ha sottolineato che nel 2007 l’economia aveva raggiunto il suo quarto anno consecutivo di crescita sopra la media, con un incremento del PIL mondiale del 3,7%. Nel 2007 i produttori di minerale ferroso hanno imposto un aumento dei prezzi del 9,5%, del 190% totale a partire dal 2003, cui dovrà sommarsi un nuovo aumento del 65% entro il 2008. I giganti Vale, BHP Billiton e Rio Tinto detengono il 73% del commercio mondiale. Sono diverse le variabili macroeconomiche indipendenti responsabili del consumo di acciaio e della determinazione dei suoi prezzi, cui si aggiunge, da luglio di quest’anno, la crisi finanziaria che ha avuto il suo impatto pure sull’industria siderurgica. Fino al terzo trimestre 2008 i prezzi hanno continuato ad aumentare, segnando però un inesorabile declino a partire da luglio/agosto. Essendo la domanda a determinare i prezzi, è necessario attendere che essa si riprenda prima di poter vedere una rivitalizzazione del mercato. I settori che più impiegano acciaio sono edilizia ed auto motive, seguiti da ingegneria meccanica e tubi: nel 2007 il loro consumo reale è aumentato del 5,2%, ma secondo Eurofer nel 2009 la loro domanda diminuirà. Aliş ha concluso il suo intervento con una vena di ottimismo: la domanda mondiale di prodotti piani crescerà, quella attuale, dunque, non è altro che una situazione temporanea. Il consumo crescerà e conseguentemente il mercato è destinato ad invertire la rotta.

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