Gozzi: "Per l'Ilva necessario definire al più presto un piano industriale e finanziario"

giovedì, 21 maggio 2015 17:36:49 (GMT+3)   |   Brescia
       

Nel corso dell'Assemblea generale di Federacciai svoltasi oggi 21 maggio e del press briefing immediatamente precedente ai lavori, si è accennato all'importante problematica ambientale. "Ciò che ci preoccupa fortemente - ha detto il Presidente di Federacciai Antonio Gozzi - è la complessità della nostra legislazione, l'accavallarsi continuo di norme e competenze nazionali e regionali, il protagonismo di alcuni settori della Magistratura, la disparità di trattamento tra località e località. Non vogliamo certamente assolvere chi scientemente compie atti criminali contro l'ambiente; vogliamo soltanto che il legislatore distingua tra l'atto doloso e l'atto accidentale, come avviene in ogni legislazione che si rispetti e che non sia influenzata da un pregiudizio antindustriale".

Inevitabile per Gozzi, a proposito del tema ambientale, soffermarsi sulla questione Ilva: "Abbiamo combattuto con forza fin dall'inizio la scelta dei commissariamenti che, come da noi denunciato, si è trasformata in un esproprio senza indennizzo. L'Ilva, prima del commissariamento, aveva un patrimonio netto di 2,4 miliardi di euro. Dopo due anni di gestione commissariale, il patrimonio è stato azzerato e l'impresa si è ritrovata in stato di insolvenza e messa in amministrazione straordinaria, nonostante la legge prevedesse la restituzione ai legittimi proprietari. Tale esproprio senza indennizzo è una macchia sulla reputazione internazionale del Paese, poiché è impossibile far capire a un potenziale investitore estero come sia possibile che in un paese dell'UE sia successa una cosa del genere; come sia possibile operare una tale violenza prima di un giudizio definitivo, prima della sentenza di un Tribunale".

"Noi non abbiamo una pregiudiziale contraria a un intervento transitorio dello Stato in una situazione difficile come quella di Taranto. Lo abbiamo detto con molto coraggio fin dall'Assemblea dell'anno scorso. Abbiamo proposto al Governo delle soluzioni miste che coinvolgevano sia i Riva sia altri privati desiderosi di cimentarsi con la sfida dell'Ilva e che potevano evitare il trauma grave dell'amministrazione straordinaria per centinaia di fornitori e per le banche creditrici che pure avevano supportato la gestione commissariale. Non siamo stati ascoltati per ragioni che mi è difficile comprendere. La situazione di oggi resta preoccupante per carenza di risorse finanziarie e per carenza di management, i due fattori sui quali si giocherà il futuro di Taranto. L'azienda continua a produrre poco e male, perde molti soldi, deve realizzare investimenti ingentissimi, continua ad avere la maggior parte degli impianti sotto sequestro. Occorre definire al più presto un piano industriale e finanziario che preveda i tempi dell'intervento dello Stato, chiarisca le sue finalità, ridefinisca la prospettiva di un ritorno dell'azienda in mani private, sperando che questo sia ancora possibile". Il rischio, secondo Gozzi, è che tutta una serie di passi indietro e l'inevitabile degrado degli impianti siderurgici non mantenuti porti in brevissimo tempo ad un punto di non ritorno. Secondo le stime del numero uno di Federacciai, con un gap di capex di circa un miliardo, le decine di milioni di euro che l'Ilva perde ogni mese, i 250-350 milioni necessari per il rifacimento dell'Afo 5 e il rifinanziamento del circolante, la "magnitudo" - ossia la spesa necessaria per far ripartire l'impianto - è di 2-2,5 miliardi di euro.

"È ovviamente legittimo e anzi necessario - ha aggiunto Gozzi - che i poteri pubblici si occupino delle crisi aziendali. Sono legittime le preoccupazioni per l'occupazione e per lo sviluppo dei territori colpiti da processi di chisura, ristrutturazione ecc.
Nel caso dell'Ilva, tuttavia, il disperato tentativo di fare cassa negi ultimi due anni di gestione commissariale ha portato a condotte commerciali che hanno provocato gravi perturbazioni sul mercato con la vendita di coils a prezzi estremamente bassi, il che ha gravemente danneggiato l'altro produttore nazionale di questo prodotto.

"Siamo sempre disponibili a dare, se richiesto, il nostro contributo di idee e di proposte e a farlo in quel quadro nel quale i problemi vanno affrontati complessivamente all'interno di un piano per la siderurgia italiana e dove la vera o presunta soluzione di un problema non deve aprirne altri ancora più grandi" ha concluso Gozzi.