Acciaio: riunione straordinaria ministri UE, il settore dice no ad apertura a Cina

martedì, 10 novembre 2015 11:15:43 (GMT+3)   |   Brescia
       

Ieri pomeriggio a Bruxelles si sono riuniti i ministri della Competitività per un Consiglio straordinario dedicato alla crisi dell'acciaio, e ieri sera i cinque massimi rappresentanti di ArcelorMittal, Tata Steel Europe, ThyssenKrupp, Celsa e Arvedi hanno partecipato a una cena con gli stesi 28 ministri. La riunione è stata sollecitata dal Regno Unito, dove la crisi del settore è oramai esplosa, con alcune miglia di posti di lavoro persi.
L'assemblea straordinaria ha esaminato una serie di modalità e di azioni per aumentare la competitività del settore. In particolare, l'industria siderurgica sta chiedendo un'azione più incisiva contro le importazioni a basso costo di acciaio cinese, che ha generato un calo generalizzato dei prezzi a livello mondiale ed incute paura sulle prospettive future dell'intero settore.
L'industria rappresentata da Eurofer teme inoltre che l'Unione Europea decida unilateralmente a favore del riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato, che renderebbe più difficile imporre misure anti-dumping contro l'acciaio cinese. Il riconoscimento dello status di economia di mercato avverrebbe nel momento in cui nel mondo si registra un eccesso di capacità produttiva di 700 milioni di tonnellate di acciaio e la sovraccapacità della sola Cina si aggira secondo l'Ocse tra i 336 milioni e i 425 milioni di tonnellate. Nel 2014 la Cina ha raggiunto livello record nell'export che quest'anno dovrebbe superare cento milioni di tonnellate. Dall'altro lato l'economia europea ha bisogno della Cina, tanto più in una fase di rallentamento economico (cinese), non vuole correre rischi di restrizioni delle esportazioni cinesi delle "materie rare", c'è consapevolezza del rischio che gli accordi commerciali TPP (Trans-Pacific Partnership appena concluso) e TTIP (Transatlantic Trade and Investment partnership tra UE e Usa attualmente in corso di negoziato) siano percepiti dalla Cina come tentativi ostili per arginarne la forza. Di qui una "preferenza politica": non inviare a Pechino messaggi di rottura. Peraltro l'UE ha bisogno della Cina come uno dei finanziatori dei progetti di investimento cui è legato il consolidamento della ripresa europea. I governi sono divisi: l'Italia è contraria al "disarmo unilaterale" da parte europea, la Germania prende tempo.

Il ministro lussemburghese Etienne Schneider ha annunciato che si terrà, "possibilmente entro dicembre", una conferenza di alto livello con la partecipazione anche di industria e parti sociali per dare seguito alla riunione straordinaria di ieri del Consiglio Competitività.
Intanto il vicepresidente della Commissione UE Jyrki Katainen, pur "non promettendo" niente, ha dato la sua disponibilità a vedere cosa si può fare per accelerare i tempi sulle misure commerciali difensive. Secondo Eurofer, con gli attuali nove mesi necessari potrebbe infatti essere troppo tardi. Katainen ha però ricordato che sono già in vigore ben 37 dazi a tutela dell'acciaio, di cui 21 che riguardano la Cina.