Intervista a Paulo Perlott Ramos e Murilo Osorio, dirigenti di Gerdau International Trade

venerdì, 18 giugno 2010 13:54:29 (GMT+3)   |  
       

Gerdau è leader nel continente americano per quanto attiene alla produzione di acciai lunghi ed è uno dei maggiori fornitori al mondo di questa tipologia di prodotti. Presente in 14 paesi, l'azienda vanta una capacità produttiva complessiva di oltre 25 milioni di ton l'anno. Con oltre 140.000 azionisti, la società è quotata nelle borse di San Paolo, New York, Toronto, Madrid e Lima.  

Possiamo avere la vostra opinione circa l'attuale situazione del mercato siderurgico globale, anche alla luce di quanto emerso durante la Conferenza Primaverile 2010 di SteelOrbis e il 62° Meeting IREPAS tenutisi di recente a Budapest?

Il nostro pensiero non si discosta da quello degli altri operatori di mercato. La principale preoccupazione è legata alla condizione di sovrapproduzione del comparto siderurgico internazionale. È infatti evidente come vi sia uno squilibrio tra domanda e offerta. Molti produttori credono di potere incrementare le vendite semplicemente riducendo i prezzi, ma noi riteniamo che questo sia un approccio sbagliato, dal momento che i progetti di consumo dell'acciaio non sono basati sul livello di prezzo, ma sull'effettivo bisogno di materiale. Se la domanda è insufficiente, essa non può essere attivata attraverso una diminuzione delle quotazioni, dato che nessuno decide di consumare più tondo solo perché i prezzi sono stati ribassati di 10-20 o finanche 100 $/ton. Un simile atteggiamento finisce per nuocere sia ai produttori sia ai consumatori

Quindi ritenete che oggi la questione fondamentale è quella di ridurre la produzione globale affinché si riduca il gap con la domanda? 

La richiesta è particolarmente depressa in Europa. Gli addetti ai lavori del vecchio continente sono molto preoccupati dagli effetti della recessione. Ma, lo ribadiamo, non importa quanto i prezzi si riducano: se la domanda non c'è, diventa tutto inutile. È necessario mantenere la calma e attendere tempi migliori. In questo contesto, una soluzione transitoria potrebbe effettivamente essere quella di tagliare - o meglio distribuire - gli output.

Come sta andando il mercato siderurgico in Brasile? E qual è la strategia di Gerdau riguardo all'export?

In generale, il mercato brasiliano sta mostrando una forte ripresa sotto il profilo sia della produzione sia dei consumi, sebbene anche in questo paese vi sia una condizione di overcapacity e il consumo apparente sia ancora inferiore a quello rilevabile in altri paesi del Sudamerica. D'altra parte, il mercato carioca sembra essere messo meglio di quello statunitense. Molte economie dell'America Latina sono inoltre alle prese con problemi di liquidità, ma nel caso del Brasile le nostre previsioni sono decisamente positive.  

Per quel che concerne il business sull'export, Gerdau sta cercando di limitarlo a paesi limitrofi, evitando di invadere i mercati internazionali e quindi di aggravare la situazione di sovrapproduzione che affligge la siderurgia globale. 

Quali sono le principali destinazioni delle vostre esportazioni?

Gerdau è presente in altri 14 paesi oltre al Brasile. Il maggior numero di stabilimenti è localizzato nelle Americhe, e ogni paese ha un suo proprio equilibrio tra domanda e offerta. In questa fase i nostri impianti stanno operando al 75-80% della capacità. Gran parte della produzione è rivolta al mercato locale, e l'export è perlopiù indirizzato alle nostre controllate.

Alla luce della elevata domanda di acciaio in Brasile rispetto al resto del mondo, state sperimentando una maggiore concorrenza sull'import?

Alcuni produttori esteri stanno cercando di introdurre materiale nel nostro paese, e naturalmente sono liberi di farlo. D'altra parte la nostra azienda vanta forti legami con la clientela locale, e quindi siamo pronti a competere con i colleghi stranieri. L'unico problema è rappresentato dal fatto che qualora il Brasile ricevesse materiale in eccesso rispetto agli effettivi bisogni, saremmo costretti ad aumentare la quota delle esportazioni, e riteniamo che ciò non produrrebbe effetti positivi sul mercato globale. Siamo persuasi che l'export debba essere complementare e non in competizione con il business interno.  

Nel periodo post-crisi le importazioni del Brasile sono aumentate? Le relative offerte sono divenute più competitive?

No, i quantitativi di merce reperita sull'import sono rimasti agli stessi livelli di prima. Per quel che concerne i prezzi dell'acciaio, essi continuano a diminuire malgrado negli ultimi tempi le quotazioni del minerale ferroso e del rottame siano cresciute, e questa discrepanza è del tutto irragionevole. Ci si dovrebbe sforzare di più nel difendere i margini di profitto.  

A proposito di materie prime, ritenete che il Brasile stia adottando una qualche strategia per contenerne la corsa al rincaro?

No, ciò che sborsiamo per il minerale ferroso è in linea con i prezzi di mercato internazionali. L'unico vantaggio che abbiamo è legato ai minori costi di trasporto. Oltretutto, non va dimenticato che in Brasile i costi dell'energia, i tassi di interesse e le tasse sono molto elevati.

Gerdau sta investendo nel comparto delle materie prime?

Sì, abbiamo in corso progetti nel settore dell'estrazione di minerale ferroso, e attualmente tali asset ci garantiscono circa il 50% del nostro fabbisogno di materia prima. In aggiunta, abbiamo allestito uno stabilimento per la raccolta e il trattamento del rottame in Brasile.

Quali saranno le vostre strategie di produzione e vendita per la seconda metà del 2010?

Stiamo seguendo con attenzione il mercato locale, che in questa fase è abbastanza stabile. Riguardo al business internazionale, ci adegueremo ai trend dei prossimi mesi, sempre partendo dal presupposto che il volume delle esportazioni non rappresenta per noi una priorità.

Considerate la possibilità di aggiungere nuovi sbocchi di mercato al vostro attuale portafoglio clienti esteri?

Crediamo che la Turchia e i paesi europei abbiano già sufficienti forniture sui rispettivi mercati interni, e quindi non sono nella necessità di importare materiale dal Brasile. Tuttavia, come abbiamo già detto, nel caso in cui tali paesi dovessero cominciare a vendere acciaio in Brasile, allora saremmo costretti a reagire entrando a nostra volta nelle loro piazze, sebbene di principio preferiamo non farlo.


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