Iran: la fine delle sanzioni apre opportunità anche per la siderurgia (I parte)

giovedì, 04 febbraio 2016 11:13:25 (GMT+3)   |   Brescia
       

La fine delle sanzioni all'Iran apre la possibilità a grandi opportunità di business per le imprese occidentali. Secondo un recente studio di Sace, la fine delle sanzioni a Teheran, a seguito dell'accordo sul nucleare, potrebbe portare a un incremento dell'export italiano nel Paese di quasi 3 miliardi di euro nel quadriennio 2015-2018, con le migliori opportunità nei comparti della meccanica strumentale, dell'oil and gas e dei trasporti. Una cifra che, tuttavia, specifica Sace, rimane "una quota marginale rispetto a quanto perso dal sistema italiano negli anni di vigenza del regime sanzionatorio".

I driver della domanda: una panoramica

La meccanica strumentale, spiega Sace, è tra i settori più colpiti dalle sanzioni, con il valore annuo dei beni venduti che si è dimezzato dai circa 1,3 miliardi di euro del 2010 a meno di 700 milioni di euro oggi.
Dal punto di vista settoriale, il primo comparto che beneficerà della riapertura dei commerci con l'Iran è quello petrolifero, il più colpito dalle sanzioni internazionali. A questo segue il settore dell'automotive. L'Iran, spiega Sace, era "un mercato da 1,5 milioni di immatricolazioni di veicoli all'anno nel periodo pre-inasprimento sanzioni del 2011, ora ci si attende un ritorno sopra i 2 milioni di unità all'anno". Iran Khodro Industrial Group, produttore di auto iraniano, ha firmato di recente un accordo con PSA Peugeot Citroen per la costituzione di una joint venture che produca 20.000 automobili l'anno a partire dal 2017. Prima delle sanzioni Peugeot era il secondo produttore d'auto in Iran. Altri settori che beneficeranno della fine delle sanzioni sono quello militare e quello dei trasporti.
L'Iran ospita ad oggi circa 80 milioni di abitanti. La decisa crescita demografica del Paese necessiterà di un'offerta abitativa adeguata, sia di alloggi popolari che di lusso, oltre che di strutture commerciali, alberghiere e uffici. Sace individua inoltre possibilità di business anche per la "crescente sensibilità verso le nuove tendenze di design, soprattutto da parte delle élite iraniane". Si delineano, in tal senso, buone opportunità per settori come quello dell'edilizia e dell'arredamento.

L'Iran ha registrato una crescita annuale del proprio PIL pari all'1% negli ultimi cinque anni. Gli investimenti in infrastrutture, espressi in percentuale del PIL, sono calati di 3 punti percentuali rispetto al 2012, ma ora grazie alla fine delle sanzioni sembrano destinati a crescere in modo significativo.
Il governo iraniano ha programmi ambiziosi per lo sviluppo del settore industriale del paese. Prevede ad esempio di mettere in atto una serie di progetti di costruzione "steel intensive" (realizzazione e ammodernamento di strade, metropolitane, porti e aeroporti). Soltanto nel 2014 sono state annunciate quasi 500 gare relative a progetti edili e infrastrutturali.

Consumo di acciaio

Nel 2011 il consumo di acciaio grezzo del paese ammontò a poco meno di 21 milioni di tonnellate, mentre scese del 20% nel 2013, a 16,7 milioni di tonnellate. Il consumo di acciaio in Iran è cresciuto leggermente negli ultimi due anni, arrivando a toccare 18 milioni di tonnellate nel 2015, secondo le stime. L'Iran è il maggior consumatore di acciaio in Medio Oriente: nel 2015 ha rappresentato il 39% del consumo della regione, primeggiando su Arabia Saudita (30%), Emirati Arabi (16%), Israele (6%), Qatar (3%), Oman (3%) e Giordania (2%).


Consumo di acciaio nei Paesi del Medio Oriente, espresso in percentuale del volume totale (2015)

Fonte: WorldSteel

Minerale di ferro

L'Iran detiene grossi depositi di minerale ferroso d'alta qualità. La holding mineraria di proprietà statale IMIDRO stima le riserve di iron ore dell'Iran in 5,2 miliardi di tonnellate, includendo i dati relativi a due giacimenti recentemente scoperti. La produzione iraniana di minerale ferroso è stata relativamente stabile negli ultimi tre anni, dopo essere cresciuta del 25% circa dal 2012 al 2013. Nel 2015 l'output si è attestato a circa 47,5 milioni di tonnellate. È previsto un aumento significativo della produzione nelle province di Kerman e Khorasan, nonché l'avvio della produzione nella provincia di Zanjan. L'Iran tradizionalmente è sempre stato un importante esportatore di minerale, vedendo nella Cina il proprio principale acquirente. Le esportazioni hanno raggiunto 22 milioni di tonnellate nel 2013, ma nel 2015 sono ammontate a poco più di 15 milioni di tonnellate. L'export di iron ore verso la Cina è calato di circa il 35% nel 2015. Il calo delle esportazioni di minerale è attribuito alle difficoltà legate alle sanzioni economiche, alla riduzione della competitività e alla crescente domanda dell'industria siderurgica nazionale, che ha ridotto i volumi disponibili per l'export. Si stima che le esportazioni di iron ore caleranno ulteriormente nei prossimi anni, fino ad aggirarsi attorno ai 10 milioni di tonnellate nel 2017. Il mercato mondiale soffre già dell'eccesso di offerta, e difficilmente gli esportatori italiani potranno competere contro i colossi minerari australiani e brasiliani.
Tuttavia, si ritiene che le ottime proprietà di sinterizzazione dei fine ore iraniani possano contribuire ad un aumento delle esportazioni di minerale verso la Cina in questo periodo post-sanzioni. I minerali fini rappresentano però solo una piccolissima parte delle esportazioni di iron ore iraniane, ed è difficile che crescano in modo significativo alle attuali condizioni di prezzo. Inoltre, il fine ore iraniano ha un alto contenuto di fosforo e zolfo che potrebbe costituire un problema per i produttori siderurgici cinesi.

Grazie alla presenza di vaste riserve naturali di gas (il 18% delle riserve mondiali comprovate), l'industria siderurgica iraniana si basa principalmente sull'utilizzo del preridotto. Attualmente l'83% della capacità siderurgica si basa sul DRI con forni elettrici ad arco. Agli altoforni corrisponde una percentuale del 17%, in controtendenza rispetto al dato mondiale, che vede un utilizzo degli altiforni pari al 70%. In Iran la produzione di DRI è cresciuta mediamente del 9% annuo negli ultimi cinque anni, fino a raggiungere i 14 milioni di tonnellate nel 2015. L'incremento della produzione di DRI è tuttavia limitato dalla disponibilità di minerale ferroso in pellet. L'Iran ha una capacità produttiva di pellet pari a 23 milioni di tonnellate annuali. Negli ultimi anni ha importato annualmente circa 1 milione di tonnellate di minerale ferroso in pellet per supplire alla produzione domestica. La fine delle sanzioni potrebbe determinare un significativo incremento delle importazioni di pellet, soprattutto dall'India. Ciononostante, la capacità di produzione di minerale ferroso in pellet è destinata a crescere in Iran grazie ai progetti in corso di realizzazione nelle province di Hormozgan e Khorasan.
Tradizionalmente l'Iran ha sempre esportato parte della propria produzione di DRI, soprattutto verso l'India, mentre attualmente il proprio output è consumato quasi interamente dai produttori siderurgici locali.

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