Maurizio Calcinoni: "È necessario un riequilibrio delle norme di tutela ambientale nel mondo"

mercoledì, 30 marzo 2011 17:12:41 (GMT+3)   |  
       

Maurizio Calcinoni, laureato in economia aziendale all'Università Luigi Bocconi di Milano, ricopre il ruolo di vice-presidente del Gruppo Arvedi, con delega alla divisione commerciale/acquisti.

Dott. Calcinoni, ci può delineare il core-business di Arvedi? Quali sono i mercati di riferimento dell'azienda? Avete in programma piani di investimento e/o la ricerca di nuovi sbocchi di mercato?

Il Gruppo Arvedi, fondato nel 1963 dal Cavaliere del Lavoro Giovanni Arvedi, rappresenta una delle realtà siderurgiche europee più significative. Il gruppo è attivo nella produzione di coils laminati a caldo neri, decapati e zincati, tubi saldati in acciaio al carbonio, tubi saldati in acciaio inox per applicazioni in ambienti corrosivi e nastri di precisione in acciaio inox (con spessore minimo fino a 0,05 mm) ad elevato contenuto tecnologico.

Il nostro business è principalmente rivolto al mercato italiano e agli altri paesi dell'Unione Europea, anche se va segnalata la crescente penetrazione nell'area MENA (Medioriente e Nordafrica) e più di recente in Brasile e negli USA. Nei programmi dell'azienda vi è anche l'intenzione di esordire in futuro sui mercati di Cina, India e Brasile.

Riguardo agli investimenti, stiamo implementando un piano quinquennale per tutte le divisioni produttive del gruppo, volto non solo a potenziare le capacità di output ma anche ad ampliare la gamma e il profilo qualitativo dei nostri prodotti. Arvedi si fregia di una tecnologia unica al mondo, denominata ESP (Endless Strip Production), grazie alla quale in un unico impianto lungo 180 metri e in soli 4 minuti l'acciaio liquido viene direttamente trasformato in coils con spessore fino a 0,8 mm tramite una linea di laminazione in continuo costituita da 3 gabbie di sbozzatura e 5 gabbie di finitura. Un sistema che, oltre ad essere veloce ed efficiente, consente un notevole risparmio energetico rispetto alle tecniche produttive tradizionali.

Come valuta i risultati operativi e finanziari conseguiti dall'azienda nel 2010 in funzione della crisi? Si può dire che il peggio è passato?

Sì, posso affermare che il Gruppo Arvedi si è lasciato alle spalle la fase di crisi. I risultati produttivi e finanziari del 2010 sono stati soddisfacenti. Dopo la bufera del 2009 il gruppo si è prontamente ripreso, con un recupero delle performance costante, anche se lento. Peraltro, anche nei momenti  di maggior difficoltà, la nostra azienda è riuscita a tutelare al massimo il livello di occupazione interno, senza fare alcun ricorso alla cassa integrazione. Per quel che riguarda il 2011, ritengo che le attività di Arvedi proseguiranno sulla via della piena ripresa. Difficile, per ora, fare previsioni sul 2012.

Negli ultimi tempi il mercato delle materie prime (coke e minerale ferroso) è stato scosso da importanti cambiamenti. La scelta fatta da Arvedi di concentrarsi sulla produzione da rottame è risultata vincente?

Il mercato internazionale delle materie prime sta evidenziando forti tensioni soprattutto a causa della elevata domanda proveniente dai paesi emergenti, a cominciare dalla Cina. Questo ha in un certo qual modo rotto gli equilibri precedenti. La particolare situazione dei mercati del carbone e dell'iron ore ha senz'altro influenzato indirettamente - tramite l'andamento delle quotazioni della ghisa - anche l'ambito del rottame ferroso, ossia la materia prima su cui si basa la produzione di acciaio di Arvedi. Restiamo comunque soddisfatti della nostra scelta di affidarci allo scrap, che fra l'altro implica minori emissioni di CO2 rispetto alla produzione da altoforno.

L'Unione Europea sta per introdurre una nuova regolamentazione per quanto riguarda il settore del commercio di rottami ferrosi e non. Qual è la sua opinione in merito?

Entro la fine dell'anno corrente l'UE dovrebbe varare una serie di norme volte a fare chiarezza sulla classificazione del rottame. Più precisamente, il rottame sarà considerato Materia Prima Secondaria (MPS), e non rifiuto. Ciò è fortemente auspicato dagli operatori siderurgici, perché un'omogeneità normativa a livello europeo renderebbe gli scambi intracomunitari molto più agevoli e meno complicati sotto il profilo burocratico. Si arriverebbe insomma a un mercato più fluido, più aperto, con tutti i vantaggi del caso per gli addetti ai lavori.

Negli ultimi anni si è assistito a un revival del protezionismo commerciale nel mondo. Come giudica tale fenomeno? E quali sono, o dovrebbero essere, le strategie dell'UE in tal senso?

E' certamente un fenomeno che tende ad alterare il libero scambio, e quindi è poco positivo. Ma, al di là delle formali misure protezionistiche che i vari paesi possono mettere in campo, c'è una questione a cui vorrei dare particolare rilievo, ovvero quella relativa alle norme sul controllo delle emissioni di CO2. Infatti, in questo ambito si rilevano regole e restrizioni diverse a seconda delle differenti regioni del globo, e questo crea una sorta di dumping velato, un vantaggio competitivo per le aziende che operano in un contesto normativo di tutela dell'ambiente meno rigido rispetto, ad esempio, a quello dell'Unione Europea. Le acciaierie del vecchio continente devono sostenere costi maggiori rispetto agli omologhi di altre aree del pianeta, e questo determina uno svantaggio in termini di competitività. A Bruxelles si dovrebbe agire in modo più convinto per giungere a un riequilibrio delle norme di tutela ambientale a livello globale.   

Cosa ne pensa dell'annoso problema dell'overcapacity? Come giudica il piano di tagli alla produzione attuato in Cina?

Certamente la condizione di sovraccapacità produttiva esiste. Per quanto riguarda l'Europa, ritengo che in futuro il settore siderurgico locale dovrà ridurre l'output di acciaio di 10-15 milioni di tonnellate, pena il rischio di non riuscire a reggere sul mercato. Riguardo alla Cina, credo sia effettivamente in atto un piano volto alla riduzione della capacità produttiva, anche se è probabile che una buona fetta delle strutture obsolete sarà alla fine sostituita con impianti moderni e più adeguati in termini ambientali.  


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